PSICOLOGIA, LUTTO E ALIMENTAZIONE: Mangiare troppo per colmare un vuoto affettivo. Una storia di un Disturbo Incontrollato dell'Alimentazione.
“Raffaella è una donna di 42 anni sposata e con un bambino di 9 anni. Chiede un appuntamento quando, dopo la morte della madre, si ritrova a vivere un vuoto interiore e una sofferenza che da sola non riesce a sostenere. I primi colloqui psicologici conoscitivi, consentono di accogliere il dolore per il lutto recente e apprendere importanti elementi della sua storia personale e famigliare.
Il legame profondo con la madre è nato nell'infanzia quando Irina, la mamma di Raffaella, ha investito tutto il suo affetto sulla figlia a causa di un marito psicologicamente ed emotivamente assente. Raffaella ha appreso velocemente che per far felice la madre doveva essere una bambina “brava” e soprattutto presente e vicina nel momento del bisogno. In questo modo il loro rapporto diventa sempre più forte e non si attenua neanche quando Raffaella si sposa perché anche lei segue la psicologia della madre e si sceglie un compagno distante e silenzioso. Così per colmare il vuoto della solitudine Raffaella e Irina continuano a farsi compagnia e a sostenersi a vicenda.
Un
anno fa Irina si ammala di un male incurabile ed è proprio Raffaella ad
occuparsene interamente stringendo con la madre un legame ancora più fitto di
emozioni e vissuti psicologici intensi.
Irina
muore e Raffaella rimane sola con un dolore indicibile e inconsolabile.
Indicibile perché accanto a lei non c’è nessuno pronto ad accoglierlo e ad ascoltarlo
e inconsolabile perché è venuta a mancare l’altra parte di sé stessa, quella
che dava un significato alla sua vita.
Con
la morte della madre, Raffaella perde quindi una grossa fetta di sé e il vuoto
psicologico lasciato la spinge a ricercare una modalità per riempirlo e a
sopravvivere nonostante tutto. Raffaella inizia così a mangiare a dismisura, tutto quello che
trova in cucina e lo fa fino a quando non si sente assolutamente piena, da non
poterne più. Quando
mangia non sente il sapore del cibo né il suo profumo, mangia per riempire non
per nutrirsi. Dopo queste crisi psicologiche di alimentazione incontrollata
piange perché si sente in colpa, sbagliata per aver ingurgitato inutilmente
tutto quel cibo ma sa che lo rifarà ancora perché è un impulso cui non riesce a
resistere.
In
psicoterapia, Raffaella, parla del suo dolore, del vuoto, della solitudine e di
un legame coniugale insoddisfacente creato, in parte, anche da lei. Ora
Raffaella, dopo aver tirato fuori le sue emozioni e aver ricevuto ascolto, ha voglia di cambiare, in particolare le
relazioni che ha trascurato intorno a sé: recuperare un rapporto intimo con il marito che
nonostante tutto le è sempre rimasto accanto e fermarsi a prestare più
attenzione al figlio che è sempre stato un “bravo” bambino e forse per questo
un po’ trascurato.
Raffaella
è partita dal suo dolore per riconoscere di avere bisogno di aiuto e attraverso
un percorso psicologico di emozioni è diventata più consapevole e padrona della
sua vita e non ha più avuto bisogno di mangiare in maniera incontrollata per
gestire il suo disagio.”
0 Lascia il tuo commento